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"L'oro di Bologna si fa rosso per la vergogna"

2020-05-31 11:04

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"L'oro di Bologna si fa rosso per la vergogna"

Esistono varie interpretazioni riguardo a questo detto.


Sembra che quando Bologna era la principale città di una provincia dello Stato Pontificio, aveva raggiunto una discreta notorietà per il fatto che li si fabbricassero gioielli e monete di oro falso. In realtà veniva usato oro detto di “bassa lega”, cioè mescolato con forti percentuali di rame che ne ingannavano la purezza. Questi gioielli consumandosi con il normale uso, facevano emergere il colore rosso del rame rispetto al giallo dell’oro. Ma il rossore era anche inteso come connotato fisico delle guance degli imbonitori, che loro sì senza alcuna vergogna, spacciavano quei tarocchi per buoni.


Altra spiegazione invece è legata a Francesco Raibolini detto il Francia (nato nel 1450 a Bologna). Costui era un pittore e un orafo molto rinomato, forgiatore di splendidi gioielli e abile preparatore di leghe. Rielaborò un metodo già usato dai romani per fabbricare vasellame che sembrasse oro senza esserlo; invece di dorare l'argento vi si ribatteva l'oro sopra con un martelletto. In questo modo l'oro si compenetrava nell'argento e non si sfogliava. Sembrava una specie di doratura dei metalli, non era un semplice bagno di oro dell’argento ma il pezzo dava l’impressione di essere effettivamente di oro al tatto. Dunque il Raibolini fabbricava manufatti, principalmente vasellame, in argento dorato difficilmente distinguibile dall'oro vero. Non era in realtà la sua una truffa, ma altri invece copiarono la sua modalità di lavoro per rifilare fregature. Per questo motivo l'oro di Bologna è sinonimo di imbroglio e di truffa.



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